Dimissioni Fioramonti: nel merito delle ragioni delle dimissioni del ministro, spetta ora al presidente del Consiglio Conte chiarire la posizione del governo in materia di risorse per l’Istruzione e la Ricerca.
Altrimenti il rischio è che qualunque ministro che seguirà non potrà fare a meno di seguire le orme di Fioramonti.
Le indiscrezioni giravano da giorni e del resto nelle scorse settimane il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva affermato che avrebbe voluto vedere destinati i tre miliardi chiesti per il suo ministero oppure era pronto a lasciare.
Si era pronunciato contro il blocco dell’aumento dell’Iva e aveva ripetutamente detto che tre miliardi non erano certo sufficienti per scuola, università e ricerca, ma erano il minimo indispensabile. Aveva usto l’espressione “linea di galleggiamento”.
La lettera e le dimissioni sono state confermate nella serata di ieri da fonti di Palazzo Chigi. L’uscita di scena di Fioramonti non creebbe problemi di maggioranza perchè a quanto pare andrebbe a costituire un gruppo alla Camera a sostegno del premier insieme ad alcuni deputati che potrebbero seguirlo.
In una recente intervista, il ministro dell’Economia Gualtieri aveva avvertito che su Istruzione e Ricerca il governo aveva agito su due fronti: bloccare i tagli previsti dal precedente governo, pari a circa sei miliardi di euro, e, anzi, restituire circa due miliardi.
E tutto ciò era noto ai ministri fin dalla elaborazione della legge di Bilancio 2020. Come sindacati avevamo reagito sostenendo che le risorse erano e restano insufficienti per sostenere la struttura dell’Istruzione. Ma erano e restano del tutto inadeguate per sostenere Università e Ricerca.
Questo il comunicato in sintesi della FLC CGIL.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.itAppare difficile commentare le dimissioni del ministro Fioramonti. Soprattutto se si fa riferimento al tempo scelto per consegnare la lettera a Palazzo Chigi, il giorno di Natale. E pochi giorni dopo la sottoscrizione di impegni precisi assunti con le forze sindacali, rappresentative della grande maggioranza di lavoratrici e lavoratori della Scuola, dell’Università e della Ricerca.
Non possiamo tacere sul fatto che le dimissioni di un ministro, oltre ad avere pesanti conseguenze sul piano politico, hanno ripercussioni soprattutto sul piano istituzionale. A partire dal Quirinale, per finire al Parlamento chiuso per ferie, e dunque impossibilitato a dibatterle.